Cercando di capire

Lo scoiattolo, la polenta, Montale e l'Ucraina  

Ritorno, dopo un anno, sul mio sito

Non l'ho curato come mi sarebbe piaciuto e, soprattutto, l'ho praticamente congelato con l'inizio della guerra in Ucraina. Probabilmente speravo che in qualche modo i combattimenti sarebbero finiti presto e che si sarebbero avviate trattative di pace, probabilmente non volevo, sul sito, essere coinvolto nei toni rissosi che troppo spesso hanno caratterizzato e tuttora caratterizzano il dibattito (fu così anche con la pandemia)... sta di fatto che quando la Federazione russa ha aggredito l'Ucraina molti hanno da subito ritenuto che il pericolo fosse gravissimo e che il bene principale da perseguire fosse la pace: per quanto mi riguarda, dai primissimi giorni ho esposto al balcone la bandiera italiana e la bandiera della pace, che dopo un anno sono diventate stracci scoloriti. Va bene, non erano nuove (le avevo esposte la prima volta per la guerra in Iraq, figuriamoci!) e si dice che bandiera vecchia è onor di capitano, ma l'altro giorno le ho ritirate. Le bandiere, non le ragioni per cui le avevo esposte.

Nel frattempo i toni rissosi non sono cambiati, i combattimenti non sono cessati, non sono iniziate le trattative... e mi è cresciuto dentro il desiderio di mettere per iscritto e condividere qualche riflessione sulla nostra situazione rispetto alla guerra in Ucraina. Non in termini militari, politici, geopolitici come oggi si dice, economici o comunque direttamente riferiti alla guerra: il conflitto che voglio prendere in considerazione è quello fra le persone che si confrontano sulle idee, sulle scelte e sugli interessi. In definitiva mi propongo di continuare a riflettere sugli argomenti esposti in un articolo che ho scritto l'anno scorso sui conflitti nelle persone e fra le persone, e si può leggere qui.

Racconta il filosofo americano Charles Sanders Peirce che, alla fine di un pic-nic nei boschi, un gruppo di uomini attorno al fuoco si mise a discutere su questo problema logico: uno scoiattolo è aggrappato al tronco di un albero e un uomo cerca di avvicinarlo, ma lo scoiattolo si sposta continuamente frapponendo il tronco fra sé e l'uomo... si può dire o no che l'uomo gira attorno allo scoiattolo? Il clima della discussione si era scaldato al punto che i più impulsivi erano prossimi a venire alle mani. Peirce cercò di chiarire le ragioni degli uni e degli altri, nel senso che se per girare attorno intendiamo essere prima a nord, poi a est (o ovest), poi a sud, a ovest (o est) e infine di nuovo a nord, allora sì, l'uomo gira attorno allo scoiattolo; se invece per girare attorno intendiamo essere prima di fronte, poi di lato, dietro, sull'altro lato e infine di nuovo di fronte, allora l'uomo non gira attorno allo scoiattolo perché gli è sempre di fronte. Molti concordarono con la sua argomentazione, ma i più scalmanati lo accusarono di complicare inutilmente le cose e non distinguere il torto dalla ragione.
Come bene mostra il piccolo ma significativo episodio raccontato da Peirce, il problema del conflitto fra i diversi punti di vista non è nuovo, ma da alcuni anni si è intensificato un processo di semplificazione nel confronto fra le opinioni. È sempre rassicurante avere certezze, e le difficoltà sembrano minori quando le scelte si radicalizzano e le diversità vengono affrontate in termini di vero o falso, giusto o sbagliato, nell'angustia di un pensiero binario che non sa tener conto delle sfumature, della complessità e ambiguità del reale. Tuttavia solo la verifica sperimentale rende possibile e valido questo modo di procedere, e a ben guardare spesso non si tratta di scelte: io non scelgo che oggi sia una giornata di sole, ma ne prendo atto e non dipende da me. Se invece non mangio la polenta fredda lo scelgo perché dipende da me, infatti potrei scegliere di mangiarla. Di norma non lo sceglierei, perché a me la polenta fredda non piace, ma qui emerge la differenza fra scelta e presa d'atto: posso scegliere tra mangiare o non mangiare la polenta fredda, non posso scegliere che mi piaccia o no. Come in tutta la sfera delle nostre emozioni, possiamo scegliere se fare o non fare ciò che desideriamo, ma non possiamo decidere se desiderarlo o no. Infatti la saggezza antica ci tramanda in proposito una massima lapidaria: De gustibus non est diputandum. Contraddetta peraltro da un altro detto, meno antico e meno saggio, che ricordo dalla mia infanzia cremonese: "Séet stüpid o te piàas la pulenta fréda?" (sei stupido o ti piace la polenta fredda?) in cui l'orgoglio lombardo-veneto assurge alla pretesa di farsi criterio di valutazione nel confronto fra persone e popoli... ricambiato giustamente con l'appellativo (talvolta) sprezzante con cui, appunto, noi lombardo-veneti veniamo definiti: "polentoni".

Condividere con altre persone gusti abitudini e posizioni ideali grandi e piccole è il collante del senso di appartenenza alle varie comunità in cui ci riconosciamo, e la società è tanto aperta e libera quanto è capace di accogliere e riconoscere come valori le differenze e le diverse opzioni dei suoi membri. Se le differenze sono invece occasioni e cause di discriminazioni qualcosa nella società non funziona e il malfunzionamento si rivela nell'intolleranza: sembra semplice ma non lo è, nel senso che se i tifosi di una squadra di calcio provocano disordini non è questo a determinare il disagio sociale, ma i disordini sono il segnale di qualcosa che non funziona nella società, di un disagio sociale, appunto, che in tale modo si manifesta.

Si parva licet componere magnis (Virgilio, Georgiche, Libro IV, v. 176)

Se è consentito confrontare le cose piccole alle grandi... e se si possa quindi parlare di diverse opinioni sulla polenta pensando alle diverse opinioni su guerra e pace.
Quando l'orgoglio polentone taccia scherzosamente  di stupidità chi non apprezza la polenta fumante, possiamo pensare che si tratti di cosa forse seria ma non grave: infatti, quando mi capita di fare la polenta in luglio non litigo certo con i modenesi che mi prendono in giro e non rivendico se non con tenerezza il ricordo di mia nonna che, quando ero bambino a Cremona, faceva la polenta quasi tutti i giorni anche d'estate! In realtà siamo (quasi) tutti d'accordo che se uno crede può fare la polenta come e quando gli pare. Implicito, sullo sfondo, è il patrimonio del comune convincimento che i diversi comportamenti, anche quando entrano in conflitto, sono fondati su ragioni rispettabili anche se non condivise. Che in fondo è il fondamento della democrazia, una volta che riflettiamo in maniera laica sui possibili modi di governarsi che ha una comunità.

Un secolo fa Eugenio Montale (non aveva ancora trentanni!) scrisse una poesia che ogni tanto rileggo e nella quale amo riconoscermi.

Non chiederci la parola che squadri da ogni lato
l'animo nostro informe, e a lettere di fuoco
lo dichiari e risplenda come un croco
perduto in mezzo a un polveroso prato.

Ah l'uomo che se ne va sicuro,
agli altri ed a se stesso amico,
e l'ombra sua non cura che la canicola
stampa sopra uno scalcinato muro!

Non domandarci la formula che mondi possa aprirti
sì qualche storta sillaba e secca come un ramo.
Codesto solo oggi possiamo dirti,
ciò che non siamo, ciò che non vogliamo.

Mi tocca il distacco ironico rispetto ai portatori di certezze, il sereno riconoscimento di sapere di non sapere, la consapevolezza del fatto che non è detto che sia sicuro chi sicuro si sente (l'ombra sua non cura: ma l'ombra c'è!). Nel mio piccolo, quando Giovanni Paolo secondo stigmatizzò Marx Freud e Nietzsche come maestri del dubbio, fui contento di potermi associare alla bella compagnia.

All'inizio della guerra in Ucraina una persona a me molto cara sosteneva che, poiché è chiaro che c'è un aggredito e un aggressore, è nostro dovere intervenire in difesa dell'aggredito. Alla mia obiezione (fra le altre) che l'aggressore ha migliaia di bombe nucleari e la guerra potrebbe allargarsi in maniera disastrosa, rispondeva decisa che il principio di giustizia restava fermo e indiscutibile. Non voglio entrare nel terreno della ragione e del torto, delle ragioni e dei torti, della guerra giusta e della guerra ingiusta, della resistenza e di quel che intendiamo con resistenza... tutti temi delicatissimi e problematici: dico solo che ho partecipato, il 24 aprile 2022, alla Marcia per la pace Perugia Assisi, titolo sufficiente ad essere considerato putiniano o filoputiniano o putinista (Putinversteher per quelli che parlano più difficile). E qui mi vien da dire che se dar dello stupido a chi ama la polenta fredda è forse serio ma non grave, accusare di asservimento e complicità con Putin chi mette al primo posto la ricerca della trattativa e della pace mi sembra cosa molto grave e poco seria. Ho anche esposto al balcone di casa la bandiera della pace e la bandiera italiana (è anche mia, vero?) e non c'è stato nessun buontempone che mi abbia accusato di confondere la bandiera italiana con l'ungherese perché quella che ho esposto (essendo fissata alla ringhiera e non ad un'asta portabandiera) mostra le strisce in orizzontale anziché in verticale: lo scrivo con sollievo, perché all'ANPI (ebbene sì, lo confesso, anch'io ho la tessera dell'ANPI) è capitato.


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